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Gay & Bisex

i cugini africani


di pirlino
28.02.2023    |    4.536    |    6 10.0
"Metto una pentola sul fuoco e vado in bagno per portargli un telo pulito..."
Bi.. bip!! …… Bi.. bip!! …… Bi.. bip!! Odio il suono di questa cazzo di sveglia. Mi stiracchio sotto le lenzuola e guardando il soffitto. Come di consuetudine, una capatina alla finestra che dà sulla strada, per verificare se piove o c’è il sole, ma soprattutto per sincerarmi che sia lì, come sempre, come ogni mattina, da parecchi mesi ormai. Sporgo il capo a guardare giù in strada, e lo vedo con la sua eccentrica camicia dai colori sgargianti, che gesticola vistosamente, intento a trattare il prezzo di una borsa con una ragazza che ha tutta l’aria di chi non è affatto intenzionata a comprarsela. è Mohamed il mio amico africano che, tutte le mattine dalla strada mi saluta muovendo la sua mano in direzione della mia finestra. Non appena mi affaccio lui è lì che guarda verso di me come se stesse aspettando proprio di vedermi, ed io ho il cuore che mi batte forte ogni volta che lo vedo sorridere. Mi piace da impazzire, e rimango almeno cinque minuti ogni mattina a fissarlo, mentre sistema la sua mercanzia sul bianco lenzuolo steso sul bordo del marciapiede.
Con un cenno delle dita poggiate sulle labbra mi chiede di offrirgli una sigaretta. Gliela lancio dalla finestra e lui mi ringrazia sorridendo e facendomi l’occhiolino. Non parla molto l’italiano, ma l’espressione del suo viso è più eloquente di qualsiasi parola. Il sole di giugno, batte caldo e luminoso sulla sua pelle d’ebano, come un’intensa carezza. Stamattina l’eccitazione è ai massimi livelli, e la vista di Mohamed mi risveglia sensazioni pruriginose particolarmente localizzate nelle zone più ricettive e sensibili del mio corpo. Ho voglia di lui, ho voglia di farmi prendere con dolcezza e poi con eccitante brutalità, voglio sentire la sua pelle calda di sole, il peso del suo imponente corpo di gigante sopra di me…. e nel pensare ciò guardo il mio letto e mi mordo il labbro inferiore mentre l’eccitazione mi da alla testa. Torno a fissarlo dalla finestra, la mia mano scivola nelle mutande. Tra le natiche sudate un dito si insinua nella tenera carne del mio buco del culo, Mohamed mi guarda fisso coi suoi occhioni buoni ed io ricambio con uno sguardo di convenienza, sfilandomi il dito dal culo per paura che mi si legga in faccia quanto grande sia la voglia che ho di farmi sbattere. è tardi! Devo correre in ufficio, e' gia' tardi. Faccio una doccia fredda al volo, per calmare i bollenti spiriti, indosso giacca e cravatta e di tutto punto esco di casa. Appena fuori dal portone me lo trovo davanti, alto quasi due metri che mi viene incontro per salutarmi. Stringo la mia mano intorno alla sua, forte e robusta e guardo come svanito un curioso ciondolo di metallo lucente che dondola sul suo poderoso petto scuro, tra il groviglio fitto dei suoi corti peli riccioluti. Non resisto alla tentazione di allungare una mano e lo afferro sfiorandogli con le dita il petto che si apre allo sguardo dalla camicia ampiamente sbottonata. “Cos’è? è bello! ” gli dico stupidamente, muovendo il ciondolo tra le mie dita, ma soprattutto continuando a sfiorargli la pelle col dorso della mano. Lui torna come sempre a mostrarmi sorridendo i suoi splendidi denti bianchissimi, poi si toglie di dosso il laccio con lo strano pendente e me lo regala. Nessuna parola superflua, solo un chiaro e inequivocabile gesto di amicizia. Sento forte il desiderio di baciargli le labbra a pochi centimetri dalle mie, mentre lui mi allaccia al collo quel monile che non è uno qualsiasi tra quelli in vendita sulla sua bancarella, ma il suo personale, quello che fino ad un minuto fa gli cingeva il collo. è tardissimo devo scappare in ufficio, lo saluto e lo ringrazio e nell’allontanarmi penso solo a quando lo rivedrò. Ormai sono due settimane che Mohamed non allieta più il mio risveglio la mattina. Sparito nel nulla come fosse un’immagine sognata e mai esistita. Il suo ciondolo però è segno evidente della sua esistenza fisica e concreta. “Dove diavolo mai si e' cacciato? ” penso mentre insisto ogni mattina a guardare giù in strada con la speranza di vedermelo di nuovo lì sul marciapiede a salutarmi sorridente. Se il non poterlo toccare, quando era davanti a me, mi faceva soffrire, il non poterlo neanche vedere mi procura un’angoscia davvero insopportabile. Sto impazzendo, devo ritrovarlo a tutti i costi, sapere che sta bene, capire il perché di questo allontanamento. Vago per la città e penso che può avere avuto problemi con il permesso di soggiorno, e che forse nella più triste delle ipotesi e già tornato in Africa e non lo rivedrò mai più. Me ne torno a casa sconsolato, mi tolgo via ogni indumento di dosso e mi sdraio sul letto con su solo il suo ciondolo che mi accarezza il petto. Passano ore, il cielo si ingrigisce e comincia a piovere, e viene giù tanta di quell’acqua da sembrare un’uggiosa giornata autunnale. Ad un tratto il suono forte del campanello. Mi alzo, mi infilo al volo almeno le mutande e vado alla porta. “Chi è? ” chiedo dal di dentro.
“Sono io, Mohamed! ” mi risponde una voce al di là della porta chiusa. Apro velocemente, col cuore in gola, e me lo trovo davanti tutto bagnato e con l’espressione di chi palesemente ha bisogno di essere aiutato. Non indugio neanche un secondo a farlo entrare, e lui sorride vedendo il suo ciondolo al mio collo, segno che non mi ero affatto dimenticato di lui. Lo tempesto di domande, relative a dove mai fosse finito in questi giorni, e perché mai si trovasse qui completamente zuppo nel pieno della notte. Le sue risposte sono vaghe, mi dice solo che e' stato al nord per circa un mese, non mi interessa in verità, sono troppo felice di rivederlo…. e tutto il resto non ha importanza. Gli chiedo se ha mangiato, mi dice di no, allora gli dico che gli preparo qualcosa e gli dico di farsi una doccia calda per non rischiare di prendersi un malanno. Metto una pentola sul fuoco e vado in bagno per portargli un telo pulito. Entro, è completamente nudo davanti a me e la luce si riflette sulla sua pelle bagnata delineando i tratti marcati e robusti della sua muscolatura. Nudo e col suo pisellone ciondolante tra le cosce massicce e sode, mi chiede come funziona la doccia. Apro il rubinetto della doccia e l’acqua comincia a scendere rumorosa. Lui si pone sotto il getto caldo e rigenerante, mentre io mi siedo sul bordo della vasca e non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Comincia a insaponarsi e le sue mani scivolano sul suo corpo mentre la schiuma bianca e cremosa contrasta con evidenza con il tono scuro della sua pelle. Stare lì a guardare è un intenso e pericolosissimo piacere per gli occhi, per non parlare poi dell’effetto devastante che ha sui miei organi genitali. Il fatto che stia li a guardarlo non sembra dargli fastidio, anzi, a giudicare da come mi guarda mentre si insapona la minchia e le palle, sembrerebbe quasi che la cosa gli faccia piacere. In un attimo mi ritrovo arrapato a più non posso e guardo l’acqua scivolare copiosa sul suo cazzone eretto che ormai ha raggiunto dimensioni inumane, confermando la leggendaria, ma in questo caso quanto mai realistica, dotazione di serie propria degli uomini di colore. Chiusa l’acqua esce dalla doccia e si appresta verso me tutto gocciolante. Comincio ad asciugargli le gambe risalendo su per le cosce. Poi una delicata strofinata tra le natiche e sulla sacca gonfia delle palle. Il suo cazzo è dritto verso il mio viso, duro e nodoso come un ramo d’albero. Lucidissime gocce vischiose fuoriescono dalla grossa cappella scura e carnosa, mentre inaspettato un breve ma violentissimo schizzo di sperma caldo sul mio viso mi fa improvvisamente sobbalzare. Afferro con entrambe le mani quel cazzo poderoso e impaziente di sborrare, e comincio a leccare con trasporto la grande cappella ruvida assaporando le bianche e premature gocce di sperma. Qualche leccatina ancora lungo l’asta e poi mi ritrovo a imboccare quel paletto di carne con una foga e una voglia ormai inarrestabili. Mohamed mi accarezza il capo pronunciando incomprensibili parole nella sua lingua, e si gode per una buona manciata di minuti il succulento pompino. Poi mi sfila via il cazzo dalla bocca che ancora sbava, e mi solleva di peso prendendomi tra le sue braccia e portandomi come un bambino di là in camera da letto, dove l’ampio lettone sta per diventare( ne sono sicuro) il luogo fisico in cui consumerò la più elettrizzante scopata della mia vita. Mi adagia sul letto di schiena, mi sfila via le mutande e mentre con una mano mi palpa l’uccello con l’altra, fruga perverso tra la piega umida delle mie chiappe. Sento le sue mani su di me accarezzarmi in ogni ! dove e la voglia e il desiderio, diventano insopportabili. Lo faccio stendere sul letto e comincio a baciarlo sulla bocca intrecciando la mia lingua con la sua e succhiandola carnosa come fosse la punta del suo cazzo. Prendo a leccargli il viso, il collo, scendo giù sul petto cosparso di ispidi peli riccioluti e mordo tremante i suoi duri capezzoli. Il suo addome si contrae al passaggio della mia lingua che si sofferma roteando nel solco dell’ombelico. Sorvolo sul suo nerchione umido e vibrante, al quale mi riprometto di riservare un trattamento speciale per dopo, e proseguo a leccare le sue lunghe cosce muscolose fin giù alle caviglie fino a lambire le dita dei suoi grandi piedi. Mohamed guarda estasiato mentre gli lecco e gli mordo le palle, e da come si tocca la minchia è chiaro che muore dalla voglia di mettermelo in culo. è arrivato il momento finalmente, e la voglia di farmi sbattere mi stringe la gola. Mi sistemo carponi nel centro del letto e aspetto con le chiappe divaricate di essere inculato fino allo sfinimento. Mohamed si mette alle mie spalle e comincia a deflorarmi a fatica col suo grande cazzo.
“Dai fottimi!! ” gli grido muovendomi all’indietro verso di lui e spingendomi dolorosamente il suo randello su per il culo. Il bestione, incentivato dalla mia richiesta, comincia a sbattermi con forza, afferrandomi per i fianchi e spingendomelo dentro con vigore e con un ritmo parossistico. Il piacere è supremo, la libidine è esaltante e la goduria si muove sui binari che conducono dritti all’orgasmo e all’appagamento dei sensi. Mohamed capisce che sto godendo come una cagna e si guarda bene dal rallentare il ritmo dell’inculata. Sento però che anche lui gode: le sue mani affondano con forza nella mia carne e il suo uccello duro come l’acciaio è pronto a riempirmi il culo di sperma ” Dai vienimi dentro!! ” gli grido con la voce rotta per i violenti colpi che ricevo da dietro. Ma qualche secondo prima di eiaculare mi strappa via il cazzo dal culo, si alza in piedi sul letto e mi imbratta di sborra le natiche, la schiena fin su al collo e alla nuca con un getto denso, caldo e interminabile. Tremo estasiato mentre il suo liquido vischioso mi cola lungo le gambe e le braccia. L’odore di sperma è inebriante. Mi asciugo la sborra con il suo telo, e entrambi nudi, andiamo in cucina, dove l'acqua bolle da un po'. Gli cucino della pasta, gliela servo, e mentre lui mangia, io mi diverto con il suo bel cazzone e le sue palle.
Fu allora che mi disse che voleva scopare sul serio. Non me lo feci ripetere due volte e lo pregai di leccarmi il culo per prepararlo alla penetrazione, mi fece mettere alla pecorina ed iniziò a slinguarmi il buco con la sua lingua meravigliosa. La faceva penetrare il più a fondo possibile per poi succhiarmi il culo quasi volesse farmi uscire le viscere. Ero pazzo di frenesia e godimento ed oramai per me non esisteva che quella lingua ed il calore che emanava. Ad un certo punto qualcosa cambiò. Mi resi conto che con un dito stava spanandomi il culo, io sentivo quel dito andare avanti ed indietro nelle mie viscere. Poi lo sfilò di colpo, ed iniziò nuovamente la tortura (si fa per dire) del dito. Andò avanti ancora qualche minuto, poi avvertii la punta della sua enorme fava che mi puntellava lo sfintere. Mi rilassai e mi aprii a lui. Entrò piano piano, cm dopo cm in un parossismo di godimento inimmaginabile. La penetrazione durò a lungo e quando sentii i riccioli ispidi del suo pube sfiorarmi le palle credetti di morire dal piacere. Ero completamente pieno del suo cazzo! Non iniziò a pomparmi subito, anzi piano piano lo sfilava da dentro fin quasi a farlo uscire e poi altrettanto piano lo faceva rientrare, E così durò per un tempo che mi sembrò interminabile. Solo ad un certo punto il suo ritmo aumentò, ma non di molto, solo che stavolta faceva uscire la sua nerchia per metà e poi di colpo la infilava nuovamente. Poi alcuni affondi secchi, veloci e mi sentii il ventre inondato da una marea di lava rovente. Continuò a sondarmi le viscere come se non avesse ancora sborrato e la sua erezione non mutò di dimensione. Allora iniziò a fottermi con più velocità penetrandomi a fondo, sfilandomi il suo palo del tutto per poi penetrarmi nuovamente. La mistura di umori di culo e sborra stava facendo effetto: mi sembrava che il culo fosse un’autostrada percorsa da una fila di TIR e la sensazione si trasmetteva al cervello quasi come una droga. Continuò il suo ritmo per molto altro tempo, affondo dopo affondo, uscita dopo uscita fino a che non accelerò il suo ritmo in una chiavata da maestro. Con un gemito mi impalò completamente sino ai coglioni ed ancora una volta mi sentii riempire di sborra bollente. Dato il quantitativo di sperma che già mi era colato dentro e quello che mi stava colando, avvertii che una parte di essa stava fuoriuscendo dl culo e scivolava sui miei coglioni. Rimase dentro di me sino a quando il suo cazzo diminuì la sua erezione, quindi lo sfilò. Entrambi sfiniti, ci addormentammo.
La pioggia ha smesso di venire giù e i primi barlumi dell’alba anticipano una giornata di sole. Mohamed dorme profondamente sul mio letto, ed io rannicchiato al suo fianco mi crogiolo nel calore emanato dal suo corpo, respirando l’odore della sua pelle e masturbandomi alla vista del suo poderoso uccello che riposa, pur sempre enorme, adagiato tra le cosce tornite. Mentre muovo la mia mano intorno al mio cazzo, mi torna forte la voglia di succhiarlo. Non resisto alla tentazione: avvicino la mia bocca, sfiorando con le labbra la pelle nera del prepuzio, poi con la lingua comincio a solleticare la punta della cappella intrufolandomi nel buchino dilatato e provocando un’istintiva reazione. L’asta comincia a gonfiarsi a vista d’occhio, la pelle del prepuzio a tendersi sempre più fino a scoprire un’odorosa cappella turgida che si riversa nella mia bocca fino a riempirla e a soddisfarla. Succhio dolcemente ingoiandolo fino alle palle e rimanendo immobile per qualche secondo a godermi quella sensazione oscena di riempimento, mentre con la mano mi violento l’uccello fino a farmi male e fino a schizzare tremante il mio piacere sulle candide lenzuola. Il mio culo è stato appagato così come il mio cazzo, ora la mia bocca assetata chiede di ottenere anche lei soddisfazione. Nel frattempo, inevitabilmente, Mohamed si è svegliato, ma in silenzio ha lasciato che gli succhiassi il cazzo, desideroso anche lui di riempirmi la bocca.
Quel tizzone nero è tornato ad avere dimensioni mostruose e la mia bocca scivola lungo quell’asta venosa come se stessi suonando un armonica. Torno ad infilarmelo in bocca con più fatica di prima, viste le ritrovate dimensioni e succhio con avidità la grande cappella che anticipa con dense gocce di sperma un’eiaculazione che si appresta a compiersi. Mohamed comincia a scoparmi la bocca picchiandomi la cappella sul palato e infilandomela prepotente in fondo alla gola. Lo sperma comincia ad eruttare copioso dal piccolo cratere colandomi e schizzandomi violento contro la lingua e il palato; io lo ingoio senza remore in uno stato incosciente di depravazione. “Forza pigrone alzati, che devo andare a lavoro!!! ” gli dico baciandogli il petto e tastandogli con gran gusto l’uccello.
Si alza, si fa una doccia, e prima di andare via mi dice, “Senti, vorresti che a scopare con te si fosse in due? “. Sul momento rimasi interdetto, poi capita l’antifona dissi subito di si. "Allora ci vediamo stasera, e non avere paura, perche' l'altra persona e' mio cugino, e' appena venuto in Italia, ed e' da tre settimane che non scopa. Arrivai a casa che erano le 18.30 e lui era giu' al portone ad aspettarmi da solo. Gli chiesi dove fosse suo cugino, e mi rispose che sarebbe arrivato a momenti. Salimmo su da me, e, entrati feci del caffe' e ci sedemmo sul letto a chiacchierare per un po’. Dieci minuti dopo sentii il campanello. Andai alla porta e la aprii. Ciò che mi si parò di fronte mi parve un miraggio. Un giovane anch’egli di 20 o 23 anni, alto e sorridente si stagliò nello specchio della porta. Entrò con un passo da felini ed io lo condussi subito nella mia stanza ove Mohamed era steso sul letto fumando una sigaretta. Soliti saluti, quindi il nuovo arrivato, Habib, si spogliò mostrando un cazzo non eccessivamente lungo, ma veramente grosso di dimensione. Me lo parò davanti ed io lo imboccai subito. Diversamente da Mohamed, iniziò a chiavarmi in bocca subito, allargandomi la bocca a dismisura. Lo leccavo con frenesia e cercavo di abboccarlo tutto, ma date le dimensioni era operazione quasi impossibile. Sborrò in poco tempo e mi disse di seguirlo in bagno. Si mise a cavallo del lavandino e mi chiese di riprendere il suo cazzo in bocca. Suo cugino arrivo in bagno con la sua incredibile nerchia già in tiro, e in pochi colpi, stavolta rapidi e decisi me la infilò tutta nel culo. Io presi in bocca il cazzo del giovane cugino ed iniziai a succhiarlo. Nel frattempo Mohamed mi sondava le viscere colpo dopo colpo, ed in breve mi sborrò nuovamente dentro con dei colpi quasi di ariete. Come se si fossero sincronizzati anche il cugino iniziò a sborrare ed io ad ingoiare quel nettare esotico che mi si stava offrendo. Sentivo il cazzo nel mio culo che stava iniziando ad ammosciarsi così come quello che continuavo a tenere nella mia bocca, leccandolo. Ad un certo punto la bocca si riempì di caldo liquido che iniziò ad uscirmi fuori, mi stava pisciando in bocca!!! Ma l’incredibile fu che anche l’altro mi stava pisciando dentro il culo. Non mi ero neppure toccato, ma il mio cazzo eruttò una sborrata che arrivò a colpire il cugino sul torace. Lui per tutta risposta lo raccolse ed iniziò a leccarlo con fare libidinoso quasi fosse veramente una crema!!! Ero stordito, sfinito ma appagato. Slinguai e baciai i piselli dei due stalloni, gustandone l’odore ed il sapore fantastici per lunghi e piacevoli minuti, finché, esausti, mi portarono a letto. Io continuavo ad accarezzare i loro membri caldi che andavano lentamente ammosciandosi: “Sei stato grande! ” disse Mohamed.
“Ci hai davvero spompati. Dovrai darci un po’ di tregua! “.“Va bene, per stasera mi accontenterò, ma domattina ne rivoglio ancora” risposi loro, baciandoli ancora sulle cappelle. Sapevo che era solo la prima di una lunga serie di splendide scopate con i cuginetti. Infatti al mattino, prima di andare via, mi riempirono di sperma e di caldo piscio nel culo. Poi, dopo alcune settimane sparirono del tutto.
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